sabato 23 ottobre 2010

Il precedente delle firme false

(ANSA) - TORINO, 18 DIC 2006 - Il rinvio a giudizio di Michele Giovine, consigliere regionale espresso dalla lista Consumatori per Ghigo, è stato chiesto dalla procura di Torino per il caso delle firme false nelle elezioni del 2005. L'inchiesta, coordinata dal pm Francesco Saluzzo, riguarda irregolarità nella presentazione delle liste di candidati. La posizione di Giovine, insieme a quella di un novarese, Giancarlo Travagin (militante del movimento Rinascita della Democrazia Cristiana), è stata unita a quella degli altri venti personaggi — politici sia di centrodestra che di centrosinistra come il capogruppo Ds in Provincia di Torino, Stefano Esposito — per i quali fu già chiesto il rinvio a giudizio. Diciannove di questi, oggi, hanno ottenuto dal gup Silvia Bersano Begey la possibilità di eliminare una parte delle accuse, legata alla violazione della legge elettorale del 2001, versando un'oblazione di duemila euro. La causa, dunque, rimane aperta per il reato più grave: il falso. Giovine, secondo la ricostruzione della squadra di carabinieri della polizia giudiziaria, è uno degli ispiratori delle irregolarità.

(LA STAMPA) - TORINO, 19 DIC 2006 - Gli altri «mandanti» dei falsi sarebbero Valerio Cignetti, consigliere comunale della Fiamma Tricolore ad Ailoche (Biella), e il compagno di partito Roberto Rigon, consigliere comunale a Borgiallo, difesi entrambi dall’avvocato Giorgio Bissacco. «L’accusa di falso verrà attratta dall’altro reato, ormai oblazionato», sottolinea Bissacco. Dovranno rispondere dell’accusa di falso anche l’ex consigliere comunale di Forza Italia Dario Troiano e la capogruppo «azzurra» in Consiglio provinciale, Nadia Loiaconi (assistiti dagli avvocati Andrea e Michele Galasso); il capogruppo dei Ds in Consiglio provinciale Stefano Esposito (avvocati Maria Grazia Pellerino e Carlo Federico Grosso); il consigliere provinciale di Forza Italia Carlo Giacometto; gli astigiani Salvatore Piccicuto (consigliere comunale, ex di Forza Italia e Margherita) e Carlo Casaleggio (consigliere provinciale della Margherita) e infine una nutrita pattuglia di consiglieri comunali di piccoli centri piemontesi vicini alla lista di Alessandra Mussolini.

(ANSA) - TORINO, 3 DIC 2007 - Commettere irregolarità nella raccolta firme per le candidature alle elezioni non vuol dire macchiarsi del reato di falso. È il senso della sentenza con la quale il GUP Silvia Bersano Begey ha prosciolto a Torino ventidue persone, tra cui politici di centrodestra e di centrosinistra, in relazione alle regionali del 2005. Il processo riguardava le sottoscrizioni fasulle o irregolari raccolte per presentare le liste Consumatori per Ghigo e Alternativa sociale con Mussolini.

Riferito al post:
Il Pd sostiene Mercedes Bresso?

L'ombra della zarina e la strana guerra nel Pd

L'ombra della zarina e la strana guerra nel Pd
Repubblica — 19 ottobre 2010 pagina 3 sezione: TORINO
LA STRANA guerra nel Pd inizia nel primo pomeriggio. L' onorevole Stefano Esposito dichiara alle agenzie che «sul riconteggio ha ragione Bossi» perché «non si possono non attribuire a Cota i voti dati alle liste che lo sostengono», comprese quelle irregolari. Del resto, come faceva un elettore al momento del voto a sapere che sulla scheda c' erano delle liste irregolari? Dunque, ne conclude Esposito, se si vuole sanare l' irregolarità si devono rifare le elezioni perché è chiaro che nessuno potrebbe oggi sapere come avrebbero votato gli elettori di Scanderebech se quella lista non fosse stata ammessa. A stretto giro di posta Mercedes Bresso chiama le agenzie per definire questa posizione un caso di intelligenza con il nemico: «C' è chi alimenta il disfattismo sostenendo l' avversario». Non meno dura la risposta di Esposito: «Il Pd non è per la vittoria a tavolino con il riconteggio ma per rifare le elezioni. Bisogna pensare all' interesse del partito e non dei singoli». Disfattismo, personalismo, tradimento: nella strana guerra del Pd, rispondendo a un riflesso pavloviano, ritornano tutte le categorie tipiche della sinistra del Novecento, dalla Terza Internazionale a oggi. La baruffa potrebbe essere considerata un singolare anticipo delle primarie che si avrebbero nel caso in cui davvero il Piemonte dovesse tornare alle urne. Perché è ormai evidente che nel Pd e non solo l' idea di uno scudetto vinto in segreteria dalla Bresso senza tornare al voto, non piace affatto. Anzi. Quel che si teme in larga parte del centrosinistra è proprio un ritorno di Bresso in piazza Castello. «Non commento l' ipotesi di un ritorno della Bresso senza elezioni», risponde un ex consigliere regionale che nei giorni scorsi incontrando un amico aveva dichiarato: «La Bresso? Dio ce ne scampi e liberi». Caldeggiano invece il ritorno della zarina bypassando le urne i cattolici vicini a Gariglio, che pure l' avevano criticata per le sue scelte di laicità. Forse perché temono che un scambio BressoChiamparino in Regione possa portare l' ex presidente a candidarsi a Palazzo civico tagliando la strada agli attuali pretendenti, tra i quali lo stesso Gariglio. C' è infine un motivo più profondo che unisce il fronte anti-Bresso nel centrosinistra: il timore che un ritorno in piazza Castello consenta alla stessa Bresso di togliersi i molti sassolini dalle scarpe che si sono accumulati nei duri mesi seguito alla sconfitta. Sassolini da lanciare contro tutti coloro che nel centrosinistra non hanno creduto alla via giudiziaria alla vittoria elettorale. - PAOLO GRISERI


INVITO TUTTI A PENSARE ALL’INTERESSE DEL PARTITO, NON A QUELLO DEI SINGOLI
pubblicata da Stefano Esposito il giorno lunedì 18 ottobre 2010 alle ore 20.19 - Facebook
Spiace che Federico Fornaro e Mercedes Bresso, forse perché accecati dalla speranza della surroga, mi accusino di filo-leghismo, facendo finta di non ricordarsi che sia il Segretario nazionale Bersani sia quello regionale Morgando hanno più volte dichiarato che, di fronte all’accertamento giudiziario di illegittimità delle liste elettorali, il PD è per il ritorno al voto e non per la vittoria a tavolino.
Se Fornaro e Bresso hanno informazioni diverse dalle mie sulla linea del partito, allora chiedano la convocazione di una direzione regionale per discutere della questione. Inviterei tutti ad essere un po’ più attenti agli interessi del PD che non a quelli di singoli esponenti per quanto più autorevoli.


Per Rinfrescare la memoria...
pubblicata da Stefano Esposito il giorno martedì 19 ottobre 2010 alle ore 17.11 - Facebook
Poichè alcuni amici e compagni non ricordavano la posizione del PD nazionale e regionale rispetto la questione dei ricorsi, pubblico qui di seguito 3 articoli che possono aiutare a rinfrescare la memoria...

Il leader pd: in Piemonte vogliamo vincere sul campo
Caro Direttore, sul «Corriere» di ieri Michele Salvati mi fa due richieste: una, a suo dire, rilevante ma surreale (tornare a votare in Piemonte) e una facile facile (invitare Cota alla Festa nazionale del Pd). Stupirò il carissimo Salvati, che mi ritiene inadatto ai voli di fantasia preferendo stavolta il surreale al realistico. Cominciamo da quest' ultimo. La scelta di invitare o meno Cota è certamente opinabile, così come tante altre scelte sono state opinabili ed opinate in lunghi anni di feste. Anche il mancato invito del presidente della Regione in carica non è senza precedenti. Quel che è certo è che l' intenzione degli organizzatori era quella di evitare reciproci imbarazzi in un momento di tensione acuta e non certo quella, come invece ha detto e scritto qualcuno, di disconoscere il fatto che Cota sia il presidente del Piemonte, finché lo è. Questo punto è stato ben chiarito dal segretario regionale del Pd Morgando e, ad abundantiam, lo chiarisco anch' io. In ogni caso quell' orientamento a non invitare Cota avrebbe potuto essere rimeditato, così come spesso avviene, non essendosi ancora definito il programma politico. Voglio aggiungere che, appena informato della questione dallo stesso Cota, io stesso stavo prendendo qualche contatto. Ma ecco che scatta la combine. Calderoli, Maroni e Tremonti colgono il pretesto (perché di questo ovviamente si è trattato) e senza nemmeno alzare il telefono ci impartiscono una sdegnata e pubblica lezione con i consueti toni da Rodomonte. In attesa che qualcuno insegni a loro l' educazione, voglio far presente che i tre possono, a loro gusto, venire o stare; quel che non possono fare è dettare il compito in casa nostra. Aggiungo che compulsando i programmi delle nostre feste e delle loro si può ben arguire chi potrebbe dare lezioni di apertura politica e chi dovrebbe prenderne. Ma fermiamoci qui e veniamo invece al punto più rilevante. Sostanzialmente Salvati mi chiede se in Piemonte intendiamo vincere a tavolino. Rispondo molto semplicemente che siamo pronti a vincere sul campo, come presumibilmente abbiamo già fatto. Sono emerse irregolarità ormai palesi di liste che hanno sostenuto Cota. I pesi e le misure di quelle irregolarità sono valutati nelle sedi proprie. È ovvio che la legge sarà applicata così come è stato in casi analoghi, a parti rovesciate. Nessuno tuttavia ha interesse che la politica finisca nella disaffezione o nel discredito e nel rischio del non riconoscimento reciproco. Nel sistema regionale, se Cota si dimette si torna a votare. Può essere una soluzione? Si, può esserla. Noi non ci tireremmo certo indietro.
Pier Luigi Bersani Segretario del Pd

"Se Cota si dimette, votiamo non ci piace vincere a tavolino"
Morgando "boccia" il ritorno di Bresso.
Il segretario precisa la strategia messa a punto con Bersani: "Anche noi come il leghista vogliamo rispettare gli elettori"
SARA STRIPPOLI - Repubblica
Segretario Gianfranco Morgando, Pier Luigi Bersani dice che il Pd in Piemonte non vuole vincere a tavolino e che se Cota si dimette il partito è pronto ad andare al voto. Il segretario nazionale sta dicendo che comunque vada il Pd è certo che le elezioni di marzo saranno annullate?"Riprendo quello che ha scritto anche Michele Salvati sul Corriere della Sera. Concordo con la sua analisi, che si conclude con l'invito a Cota a sottoporsi ad una nuova prova elettorale in una situazione così complessa. Credo che si possa ormai ritenere quasi certo che la magistratura annullerà le elezioni regionali. Ma se anche la decisione della magistratura decidesse la correzione del risultato elettorale con il ritorno di Mercedes Bresso, forse la cosa migliore a questo punto è comunque andare al voto prima possibile. Lo ha detto il segretario nazionale e ne discuteremo negli organi di partito in Piemonte".La condizione è però che Cota si dimetta e non pare che sia intenzionato a farlo."Ovviamente la decisione spetta a lui. Ma visto che il presidente non fa che ripetere di volere che sia rispettata la volontà degli elettori ed è la stessa cosa che vogliamo anche noi, allora mi sembra che evitare tempi lunghissimi come quelli che si stanno profilando sarebbe la soluzione più chiara per tutti. Anche perché nel frattempo la situazione si sta incancrenendo, mentre quello che ci chiedono gli elettori è affrontare i probbeli concreti legati alla crisi economica".La festa che comincerà sabato è il primo esempio concreto, non crede?"È evidente, ed è per questo che si volevano evitare imbarazzi per tutti, per Cota in primo luogo. Bersani fra l'altro ha anche fatto sapere che ci stavamo muovendo per trovare una soluzione, ma è evidente che il clima nazionale ha ispirato la decisione dei ministri del Carroccio di non venire a Torino".Perché avete la convinzione che la magistratura annullerà le elezioni di marzo?"Mi pare ormai chiaro, come sostiene peraltro anche Salvati, che qualcosa in quelle elezioni non ha funzionato e considero molto probabile che la magistratura si esprimerà in quella direzione. Ecco perché Bersani dice che in Piemonte non vogliamo vincere a tavolino. Peraltro, nelle condizioni attuali, si profilano tempi biblici, fra mille difficoltà. A partire da quella di trovare i soldi per il riconteggio. Le conseguenze possono essere pesanti, l'instabilità del governo regionale, l'insufficiente legittimazione dell'esecutivo. Per fare in modo che il Piemonte abbia certezza nel governo, il Pd è pronto ad andare a votare".Sergio Chiamparino non la pensa come lei e dubita che si torni a votare. Come mai posizioni così antitetiche nel Pd?"Per il momento siamo nel campo dell'opinabile. Io credo però che anche se si lasciano da parte le contorsioni sulle liste Scanderebech e Consumatori, il giorno in cui sarà discussa la questione Giovine allora sarà davvero difficile che non ci siano delle conseguenze".Bersani e Morgando invitano dunque Cota a dimettersi?"Il modo migliore per verificare davvero la volontà popolare è rifare le elezioni".La festa del Pd senza ministri del centrodestra, adesso anche Sacconi e Fazio, ha irrimediabilmente perso il suo smalto?"A me dispiace molto che non vengano interlocutori importanti. Questo però non fa venir meno il significato della festa come grande riflessione sulla fase politica che si apre e come iniziativa di rilancio dell'azione politica del Pd. Considero molto pretestuose le motivazioni degli esponenti del centrodestra ma gli inviti che abbiamo rivolto restano validi".

PIEMONTE: MORGANDO (PD), POCHI DUBBI SU RICONTEGGIO, MEGLIO RIVOTARE
Roma, 15 ott. (Adnkronos) - "Non c'e' dubbio: le risultanze materiali che stanno emergendo dal riconteggio vanno nella direzione di registrare che la Bresso ha preso piu' voti validi di Cota". Gianfranco Morgando , segretario regionale piemontese del Pd, non e' colto di sorpresa dall'andamento del riconteggio delle schede in Piemonte. "Aspettiamo fiduciosi la seduta del Tar", aggiunge il dirigente democratico all'ADNKRONOS. "Credo -spiega ancora- che la soluzione migliore sarebbe quella di chiedere nuovamente ai piemontesi di esprimersi, mi pare una strada che farebbe giustizia anche di tante polemiche sulla decisione della magistratura. Lo avevamo detto tempo fa, ma il presidente Cota ha ritenuto di non farlo". Morgando commenta anche le parole di Umberto Bossi: "Nessuno toglie niente a nessuno, se ci sono stati dei comportamenti elettorali illeciti, questi devono essere sanzionati dalla magistratura". (Gmg/Zn/Adnkronos) 15-OTT-10 13:12


Pd: Bresso, andarmene dal partito? Non ci penso nemmeno
Torino, 20 ott. - (Adnkronos) - ''Lasciare il Pd? Non ci penso affatto. Se c'e' qualcuno che ce l'ha con me se ne vada lui''. Cosi' Mercedes Bresso, all'indomani della decisione del Consiglio di Stato sui riconteggi elettorali, risponde a chi gli domanda se, considerate le polemiche interne al suo partito seguite alla decisione di ricorrere contro il risultato del voto di marzo, stia pensando a nuovi progetti politici.
''Se me ne vado io il partito perde un sacco di voti - aggiunge - e poi odio il frazionismo che e' la madre di tutte le nostresconfitte. Credo piuttosto -conclude - che se c'e' qualcosa che non va o su cui non si e' d'accordo, la battaglia vada fatta all'interno del partito''.


Piemonte: Esposito (Pdl), Bresso ha perso lucidita', stia zitta
Roma, 20 ott. - (Adnkronos) - Facebook
''L'ex presidente Mercedes Bresso sta dimostrando di aver smarrito lucidita' ed equilibrio. Non solo nel giro di poche ore e' passata dalla prostrazione di chi riconosce di aver perso la partita ad affermazioni battagliere sulla lotta per la legalita', ma mi ha aggredito invitandomi ad andare via dal Pd. E' curioso che al mio appello alla Bresso di occuparsi piu' dell'interesse del partito, e meno del suo interesse personale, si replichi con una fatwa nei miei confronti. Probabilmente si e' talmente calata nei panni della 'zarina' da credere di vivere in un regime imperiale, dove i contestatori venivano epurati, anziche' in una democrazia fondata sulla liberta' di espressione''. Lo dichiara Stefano Esposito, deputato Pd del Piemonte. ''Non sono certo diventato un para-leghista e quando ho riconosciuto la ragionevolezza della posizione di Cota e Bossi sul riconteggio, ho semplicemente sottolineato l'inutilita' di aver disposto un nuovo spoglio delle schede e l'assurdita' di una eventuale surroga. Critiche analoghe -continua Esposito- sono state formulate da insigni giuristi ed autorevoli commentatori, quindi e' fuori luogo lo stupore a fronte della decisione del Consiglio di Stato''. (segue)
(20 ottobre 2010 ore 20.34)

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